Rosberg, è vera crisi? Nico sembra il nemico di se stesso

Il sorpasso di Lewis Hamilton ai danni di Nico Rosberg in quel di Austin pare la fotografia della resa del pilota tedesco. Rosberg, attualmente secondo in classifica a 24 punti dal compagno di squadra, sembra essersi perso per strada dopo Spa. E forse è diventato il peggior nemico di se stesso.

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Lo scorso weekend ad Austin si è consumato il momento che forse verrà ricordato come decisivo del mondiale di quest’anno. Il sorpasso di Hamilton ai danni di Rosberg pare quasi la resa del tedesco di fronte alla superiorità, quantomeno a livello di aggressività in pista, del compagno di squadra e suo rivale nella lotta per il mondiale, Lewis Hamilton. Il sorpasso dell’anglocaraibico ai danni del tedesco ha mostrato tutta la volontà di ferro del pilota di Stevenage, disposto a tutto per vincere il secondo mondiale dopo quello conquistato nel lontano 2008. Se l’inglese è stato spesso nel passato tradito dalla sua stessa smania di vincere, di affermarsi, che l’ha portato a commettere errori o a rendersi protagonista di manovre al limite, Rosberg sembra invece avere il problema contrario.

Il pilota di Wiesbaden, per la prima volta alla guida di una monoposto da titolo, si è trovato a confrontarsi ad efficaci armi pari con colui che, a ragione, è considerato uno dei migliori piloti attualmente in attività in Formula 1. A livello di velocità pura, Rosberg si è sicuramente mostrato all’altezza del confronto con il compagno. In qualifica, il pilota tedesco ha superato Hamilton 10 volte, conquistando 8 pole position, contro le 7 del rivale. si tratta di un risultato ragguardevole, se si pensa che Hamilton è largamente ritenuto il pilota più veloce sul giro secco di tutto il Circus. Anche il passo gara del tedesco è spesso e volentieri ai livelli del più titolato compagno; è stato così anche ad Austin. Durante il Gran Premio, infatti, i due alfieri di casa Mercedes si sono resi protagonisti di un’alternanza nel cogliere tempi migliori rispetto a quelli del diretto rivale, che si è tradotta in un distacco tra i due quasi sempre inferiore ai 3 secondi.

Il confronto a livello di vittorie, però, è spiazzante: Hamilton ha collezionato ben 10 vittorie, mentre il compagno solamente 4. Nelle gare in cui entrambi sono giunti al traguardo, Rosberg è finito davanti al rivale solo tre volte. Se è vero che a Rosberg non manca certo la velocità, qual è il fattore scatenante di un confronto così impari? La risposta è intuibile analizzando il sorpasso subito dal pilota di Wiesbaden negli States: Hamilton, lesto nel proporsi all’interno, ha gentilmente accompagnato Rosberg verso l’esterno, mettendo il compagno nelle condizioni di non poter fare altro che spostarsi verso l’erba sintetica, per evitare una collisione, senza però opporre grande resistenza. Rosberg ha successivamente attribuito la riuscita del sorpasso ai suoi danni ad un errore: secondo quanto dichiarato dallo stesso pilota, Nico avrebbe sbagliato pulsante sul volante per ottenere più ERS. Certo è che, al netto di questo errore, la debolezza più grande del pilota di Wiesbaden sembra proprio essere quella di non mettere abbastanza foga nel corpo a corpo.

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Se si escludono episodi sporadici, come la lotta serrata in Bahrein e la manovra di Spa, oggetto di infinite critiche – anche e soprattutto all’interno del team – Rosberg sembra sempre accontentarsi nel tête-à-tête con l’avversario, non mostrando la strenua resistenza nella difesa e gli affondi felini di altri colleghi, come ad esempio il lanciatissimo Ricciardo che, forse, al suo posto ad Austin avrebbe reso la vita più difficile ad Hamilton. Certo, la rimonta in Russia, dopo la mossa suicida in partenza che gli era costata gli pneumatici anteriori, dimostra come il pilota tedesco sia in grado di farsi strada nel gruppo, anche se aiutato evidentemente da una monoposto nettamente superiore rispetto a quella della concorrenza. E allora perché non mostrare sempre questa verve?

A metà campionato, Hamilton aveva avanzato un’ipotesi a riguardo, sostenendo di avere più smania di vincere rispetto al compagno in virtù delle sue origini più umili, che hanno reso il suo approdo in Formula 1 più travagliato rispetto a quello di Rosberg. Qualunque sia il motivo, a volte parrebbe davvero che a Nico non importi più di tanto vincere questo mondiale. Sicuramente qualcosa è cambiato da Spa, specie all’interno del team. Senza lasciarsi andare ad ipotesi complottiste, sembra possibile leggere una certa rassegnazione da parte di Rosberg, quasi come se si fosse reso conto della sua inferiorità.

A metà campionato, quando Rosberg dominava la classifica piloti, il tedesco veniva giustamente lodato per la sua arguzia e la sua freddezza, e per la capacità di avere la meglio su Hamilton in termini di giochi psicologici per minare la tranquillità del rivale, sicuramente più impulsivo e meno controllato del pilota di Wiesbaden. Da Spa in avanti, invece, sembra essere proprio Rosberg ad essere in difficoltà da questo punto di vista. Oltre ad aver commesso diversi errori, sembra mancare di convinzione, come se, a dispetto delle dichiarazioni rilasciate, si fosse persuaso del fatto di non poter avere la meglio sul compagno. Certo, Hamilton è un rivale ostico con cui doversi confrontare ma, probabilmente, in questo momento Rosberg, con la sua riluttanza a mettersi in gioco fino in fondo, è il peggior nemico di se stesso.

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