McLaren-Alonso: un festival di bugie che fa male alla F1…

L’incidente di Alonso si è chiuso come una parentesi nella quale permangono più dubbi che certezze, e le spiegazioni ufficiali risultano davvero poco credibili…

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Il vaso è colmo; perché poveri appassionati si, ma idioti con l’anello al naso non ancora, per grazia di dio. L’incidente di Fernando Alonso nei test di Barcellona resta una nube (tossica) avvolta nel mistero, e le molteplici versioni del fatto che si susseguono non fanno che contornare tutta la vicenda di una tragicomicità di fondo.

Per settimane lo spagnolo aveva sbattuto a causa del “forte vento”, in pratica un uragano a mo’ di nuvola di Fantozzi che aveva riguardato solo ed esclusivamente la Macca di Nando. Ron Dennis addirittura ha avuto l’ardore di sostenere che il pilota non avesse subito una commozione cerebrale, per poi essere smentito in ordine da: Eric Boullier (suo paffuto e pacioso dipendente), dai medici di mezzo mondo, e dallo stesso Alonso, quest’ultimo incavolato nero per l’atteggiamento pilatesco del boss (per il 25% e non riesce a comprare il resto dall’ex amico Ojjeh e dal Bahrain Mumtalakat Holding) di McLaren Group.

La prima figurina mal odorante, da ascrivere ad un album che potrebbe denominarsi “Alonso-gate” e che farebbe la fortuna della Panini, altro che figurine dei calciatori.

Nel frattempo lo spagnolo salta la prima gara stagionale, riprendendo però ad allenarsi sotto costante osservazione dei medici; il suo stesso entourage ed Eric Boullier ammettono una temporanea amnesia durata quantomeno due giorni. Segnatevi questo passaggio che è importante.

Il recupero procede, così come le speculazioni sulle cause dell’incidente: dividendosi tra “scossa ricevuta a causa dell’ERS Honda difettoso” (e c’è chi parla di acqua del radiatore travasata nell’abitacolo che avrebbe fatto da conduttore naturale per l’elettricità) e “ipotesi di malore del pilota, di natura ischemica”.

Per una questione di logica, considerato il recupero di Fernando, dovremmo escludere un problema cardiaco o ischemico del ragazzo, perché nessun essere umano affetto da patologie simili, seppur in modo estemporaneo, potrebbe allenarsi nel giro di tre settimane in modo massacrante al caldo del Dubai e ricevere l’okay per salire su una monoposto di F1 (le cui sollecitazioni si avvicinano a quelle di un caccia militare).

Per la sintomatologia, per il decorso medico, per l’amensia, restano forti i sospetti della folgorazione, della scossa, taciuta dai vertici e esorcizzata da un Circus omertoso, reso ancora più chiuso e autoreferenziale dalla paura che si rompa un giocattolo già fragilissimo.

In una storia a tinte fosche, dove ai personaggi principali vanno ad aggiungersi comprimari degni di un noir di appendice (Sainz che imbeccato parla di vento fortissimo, Vettel prima sincero come un bimbo e poi contraddittorio dopo la visita al motorhome McLaren) oltre alla squadra, ci mette del suo anche il pilota.

Che è uomo orgoglioso, samurai di filosofia e di indole, dedito all’esercizio fisico. Fernando ha un approccio machista allo sport, che non può lasciar spazio alla debolezza. Ecco perché sbotta, reagisce, scherza sulla perdita di memoria, nega di essere andato in confusione, pensando di essersi “svegliato” nel passato. Alonso si tutela contraddicendo i suoi stessi manager e amici, che avevano confermato l’amensia.

E’ un tutto contro tutti, e lo scopo perseguito è quello di salvare se stessi nel fulgido e dorato mondo delle apparenze: così la McLaren – sempre lei – potrebbe essersi fatta due conti, giocando al “paro e allo sparo” (per dirla con Camilleri) e decidendo di optare per il guasto tecnico. Salvando dalla vergogna la Honda, quel partner che economicamente è ossigeno puro e vitale in un momento difficile.

Prima la notizia dello sterzo pesante, poi Alonso rincara la dose: sterzo bloccato. Ma noi – come detto all’inizio – l’anello al naso non ce lo facciamo mettere: l’impatto a muro con monoposto quasi intatta non giustifica una commozione cerebrale e tre settimane di stop, nè una verosimile amnesia con precedente sedazione. Ce lo immaginiamo, qualche ingegnere giapponese tanto gentile nei modi, quanto cinico nei fatti, negoziare con McLaren e Alonso un “commodus discessus”, una facile via d’uscita, per tirarsi fuori da un’impasse imbarazzante.

Missione compiuta: ci hanno talmente riempito di parole e bugie che hanno stordito anche noi. D’altronde dove girano certi soldi non c’è spazio per la verità: sesterzi is better than “se sterzi”.

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