Prime qualifiche: dati reali, tempi reali

Una grande virtù del nuovo sistema di qualifica c’è. È quella di fare uscire i team allo scoperto, niente tatticismi, niente mosse celate, o malcelate: si spinge forte per fare il meglio possibile e la classifica dei tempi parla chiaro restituendo una graduatoria dei veri valori in campo. Torna insomma la prestazione pura in classifica. È per questo che, a differenza di quanto commentavamo a febbraio durante i test pre-season, adesso abbiamo prestazioni vere, risultati sinceri, schietti e netti. Serbatoi vuoti, assetti da qualifica… e pedalare!

Ecco che finalmente possiamo valutare il reale stato di forma di piloti e team. La pole di Vettel è una conferma. In tempi non sospetti abbiamo scritto che erano le Red Bull le auto da battere e che il giovane talentino tedesco era l’astro nascente di riferimento per tutto il Circus. Non ci ha voluto smentire l’alfiere della Red Bull, che ha messo in riga tutti e comincia in testa. Come lui la sua vettura. Il toro di razza forte era e forte rimane. La sua supremazia era chiara nell’ultima parte dello scorso campionato… e oggi continua.

Certo è che quindi la grande novità, il grande balzo in avanti è quello del Cavallino. Le Ferrari avevano circa un secondo e mezzo di distacco dalle Red Bull, nell’anno domini 2009. Oggi sono praticamente alla pari. Questo è forse il dato più eclatante delle qualifiche del Gran Premio del Bahrain. Le Rosse hanno certamente colmato gran parte del gap con cui hanno iniziato, e finito, la stagione scorsa. Se quindi il team di riferimento era, e forse quindi rimane, la Red Bull, e se i team più vicini allo squadrone anglo-austriaco erano BrawnGP (oggi Mercedes) e McLaren, oggi invece la Ferrari (quarta in questa mini-graduatoria) ha scavalcato le quattro frecce argentee (inglesi o tedesche che siano), ed è diventata la diretta rivale del manipolo rosso blu dei tori che mettono le ali.

Altre considerazioni. Schumacher è un po’ deluso? Sinceramente, conoscendo la sua indole, sappiamo che non è affatto soddisfatto, nonostante le dichiarazioni post qualifica. Francamente invece, fossimo al loro posto, saremmo molto soddisfatti nel vedere un 41enne, dopo tre anni di stop e alla guida di una vettura che tutti sapevamo essere la meno smagliante delle grandi. Stesso discorso vale per Rosberg che voleva fare la pole. Forse volava un po’ troppo?
Qualcuno si aspettava un po’ di più dalle McLaren. Ma Hamilton sembra consapevole dello stato di forma delle vetture di Woking, e fiducioso nel possibile sviluppo. Diverso il discorso per Button. Il campione del mondo, lo sapevamo, avrà vita durissima. Piena fiducia nelle sue capacità, ma non sarà facile tenere a bada gli avversari (che sono già molto avanti), e primo fra questi il suo compagno di scuderia.

Piccole scuderie. Per un verso le prestazioni dei nuovi team possono sembrare un po’ tragicomiche, ma non è la nostra posizione, né il nostro punto di vista. Il lavoro di un gruppo, grande o piccolo, va sempre rispettato. E in fondo uno sport è reso interessante anche dagli out-sider, dai piccoli Davide contro Golia che ogni tanto diventano protagonisti, nel bene e male. Giusta e sacrosanta quindi la presa di posizione di Jarno Trulli che oggi ha commentato quanto detto, i questi giorni, contro i nuovi team come la sua Lotus. Negli ultimi anni si sono ritirati grandi costruttori come Honda, Toyota, Bmw: è quindi auspicabile che ne entrino di nuovi. Certo ci sono esperienze un po’ avventurose e forse troppo sfrontate (vedi Campos>Hispania), troppo teoriche (vedi Virgin nata senza galleria del vento), troppo forzate e anacronistiche (vedi Lotus malese), troppo utopistiche (vedi USF1)… ma in fondo la F1 è bella anche per questo. Chi ha risorse può partecipare ai test e arrivare più pronto -ha ricordato Trulli-, chi ne ha meno deve rincorrere. È naturale: bisogna dare il benvenuto ai nuovi team; siamo d’accordo con Jarno.

Lascia un commento