Si torna in Bahrain: quanto son cresciuti i piccoli team?

La Formula 1 torna in Bahrain dopo l’assenza del 2011 e per Caterham, Marussia e HRT si tratta del ritorno sulla pista del debutto. Era infatti il 2010 quando l’allora Team Lotus, ora Caterham, Virgin, ora Marussia ed HRT mettevano per la prima volta le ruote in pista (per l’HRT in senso assoluto) in un week end di gara.

Ma quaranta Gran Premi dopo, a che punto sono questi tre team entrati nella stagione 2010? Facendo una rapida valutazione, la situazione è catastrofica: in due stagioni e tre GP, le tre squadre non hanno ancora conquistato un punto, nonostante la zona punti sia stata allargata da 8 piloti a 10, proprio per adeguare il tutto alla griglia allargata. Analizzando singolarmente le scuderie, tenendo conto delle circostanze e delle problematiche, la situazione non è poi così tanto diversa.

La Caterham, entrata come Team Lotus, è certamente la scuderia messa meglio. Nelle due stagioni precedenti la scuderia di Tony Fernandes è stata la migliore tra le tre, mentre in questo inizio di stagione il 14° posto di Glock in Australia costringe la squadra anglo-malese ad inseguire la Marussia. La scelta di puntare su due piloti di esperienza come Kovalainen e Trulli e l’avere in squadra un buon progettista come Mike Gascoigne, ha certamente aiutato la scuderia a progredire, seppur non così rapidamente come auspicato. La lenta risalita dai 5.1 secondi della prima qualifica in Bahrain ai 2.3 di Shanghai 2012 è dovuta anche a dei cambiamenti tecnici che sono stati apportati alle vetture: via i motori Cosworth per i Renault, cambio e trasmissione Red Bull e da quest’anno KERS sulle vetture. La Q2 resta raggiungibile solo in casi particolari, mentre in gara il migliore risultato è un 12° posto a Suzuka 2011.

Guardando le statistiche dei risultati ottenuti, la Marussia, ex Virgin, è il team peggiore. Due ultimi posti nell’ultima stagione, miglior risultato cinque 14° posti (l’HRT ha fatto meglio con il 13° posto in Canada), nonostante questo piazzamento eguagliato a Melborune consenta al team anglo-russo di stare davanti ai diretti rivali in questo inizio di stagione. La scuderia ruota attorno a Glock, pilota di esperienza che ha battuto regolarmente i debuttanti Di Grassi, D’Ambrosio e il talentuoso Pic. La direzione tecnica è passata all’ex Renault Pat Symonds e, da quest’anno, è stata avviata una collaborazione tecnica con la McLaren. I tre cambi di denominazione (iscritta come Manor, partecipante come Virgin fino alla passata stagione e oggi Marussia), non sembrano aver cambiato nè in negativo nè in positivo le prestazioni di una scuderia che accusava alla prima gara 5 secondi tondi e che ora naviga a 3.1 secondi dal migliore in Q1.

Prestazionalmente è invece l’HRT a destare maggiori perplessità. La scuderia inizialmente di Campos, passata poi per Carabante e infine Thesan Group, continua ad essere la più lenta a fermare il cronometro. Dai 9.4 secondi del primo test, pardon qualifica, si è arrivati ai 4.3 di sabato scorso. Il problema è strettamente economico: in tre stagioni l’HRT non ha mai potuto effettuare un test vero in inverno, trovandosi così alla prima gara con una vettura a KM 0. Troppi i tre cambi di proprietà in tre anni, difficile la recluta di sponsor e investitori importanti. L’unica soluzione per sopravvivere è l’ingaggio di un pilota pagante. B. Senna, Chandhok, Yamamoto e Karthikeyan hanno contribuito alla permanenza nel Circus di questa scuderia che, molto probabilmente, sarebbe sparita. L’esperienza di Liuzzi non è riuscita ad indirizzare un team con dei tecnici comunque validi come Geoff Willis e Colin Kolles e così il compito di portare la scuderia sulla retta via è ora affidato a De La Rosa.

Non c’è da sorprendersi se queste piccole squadre faticano a raggiungere il resto del gruppo: senza prove durante la stagione e con poca esperienza, è difficile recuperare decimi, figuriamoci secondi. Ci sono esempi ben più illustri di scuderie che faticano pur avendo a disposizione bugdet faraonici a confronto di Caterham, Marussia e HRT. Non bisogna quindi meravigliarsi delle prestazioni di queste scuderie: nella storia della Formula 1 ci sono sempre state piccole realtà che si sono battute contro i colossi dell’automobilismo con i loro piccoli traguardi.

Lascia un commento