Quando a cambiare è il calendario

Nella F1 moderna, cambiano quasi ogni anno non sono le solo vetture, i piloti e i team, ma anche il calendario. Quest’anno, come nel 2005, si toccherà il record di gran premi in una stagione, ben 19. Con il continuo ingresso di nuovi paesi asiatici voluti da Ecclestone, la F1 parla sempre più nuove lingue e ormai disputa un GP in tutti i continenti, Africa esclusa. Proviamo a fare un confronto rispetto a 10 anni fa, nel 2000, e vediamo come è cambiato il calendario della F1.

NUOVI INGRESSI – Innanzitutto partiamo con le new entry: rispetto al 2000, nel 2010 si correrà in Bahrain (prima gara nel 2004), Cina (2004), Turchia (2005), Valencia (2008), Singapore (2008), Korea del sud (2010) e Abu Dhabi (2009). Tutte queste piste (più quella di Sepang, Malesia, entrata nel 1999) hanno un fattore comune: l’architetto. E’ infatti Herman Tilke, grande amico di Bernie Ecclestone, il padre di tutti questi circuiti. Sicuri, all’avanguardia e faraonici, questi nuovi autodromi sono spesso delle vere cattedrali nel deserto. Nonostante le critiche che questi circuiti subiscono (poco spettacolari, tratti ripetitivi e con vie di fuga immense), Ecclestone continua ad affidarsi al tedesco: arriverà nel 2011, infatti, un’altra pista “made in Tilke”, l’India.

ESPANSIONE A EST – Con il passare degli anni, Ecclestone ha inserito questi circuiti che si trovano prevalentemente in Asia, per togliere quelli europei. Mr.E giustifica questa nuova geografia dei GP dicendo che la F1 è un campionato del mondo, non solo europeo, e affermando che la F1 deve assolutamente conquistare questi nuovi paesi emergenti, perchè tra 5-10 anni saranno al centro dell’economia mondiale. D’altronde Ecclestone guarda innanzitutto al busisness, perchè è un dato di fatto la scarsa affluenza della gente locale sulle tribune dei circuiti asiatici, spesso per scarso interesse o per motivi economici.

ADDII EUROPEI – Se entrano nuove piste, se ne devono togliere alcune. A farne le spese sono state soprattutto quelle europee: fino al 2003 si correva anche in Austria e, fino al 2008, anche in Francia. Queste due nazioni hanno ospitato molte gare emozionanti su piste gloriose, come l’A1-Ring (ex Österreichring), il Paul Richard, Digione e il recente Magny-Cours. Se poi contiamo che piste storiche come Hockenheim e il Nurburgring si alternano come sede del GP di Germania, con Monza che ha un contratto fino al 2011 e con Silverstone salvato grazie ad uno “sconto” di Ecclestone, possiamo certamente affermare che i circuiti Europa non navigano in ottime acque. L’ingresso di circuiti cittadini come Valencia e Roma (2012?) non possono di certo rimediare ad un continuo addio a piste che hanno fatto grande la F1. Solo Portimao (2011?) potrebbe portare nuova linfa all’Europa.

ALTRI CAMBIAMENTI – Da registrare anche l’addio agli Stati Uniti, che proprio nel 2000 erano riapparsi con il GP disputato a Indianapolis, ma che dal 2008 non fa più parte del calendario. I teams spingono fortemente per un ritorno in calendario di un circutito americano, anche per affiancare una trasferta impegnativa come quella in Canada (riapparso dopo l’addio nel 2009). Anche Ecclestone vorrebbe tornarci negli States, ma su con un circuito cittadino (New York?). Nel 2008 c’è stata anche la prima gara in notturna a Singapore (che per il momento detiene l’esclusiva, ma già si parla di proporla anche in Australia e Malesia) e nel 2009 ad Abu Dhabi la prima gara “al tramonto”, con partenza con luce naturale e arrivo con luce artificiale. Nel 2010, infine, si abbandonerà la tradizionale partenza dall’Australia per incominciare dal Bahrain (come nel 2006, ma quella volta la decisione venne presa per la concomitanza con i giochi del Commonwealth), mentre si terminerà di nuovo ad Abu Dhabi.

Lascia un commento