Kobayashi è il giapponese giusto?

Nella storia della Formula 1 sono stati 20 i piloti giapponesi che hanno corso in F1. Il paese del sol levante è la nazione asiatica che ha avuto più esponenti in F1, senza però raccogliere risultati di rilievo. Molti piloti sono stati delle meteore, altri considerati inadatti per la F1. Kobayashi sembra essere diverso dai suoi predecessori: veloce, talentuoso e aggressivo. E’ finalmente il pilota che il pubblico giapponese attende da anni?

RIVELAZIONE – Kamui Kobayashi assaggia la F1 un anno fa sul circuito di casa dopo 2 discrete stagioni di Gp2. E’ la Toyota a dargli l’opportunità di disputare le libere, dato che Kamui appartiene al programma giovani piloti della casa giapponese. Proprio a Suzuka, Timo Glock, uno dei due piloti titolari, s’infortuna nelle qualifiche: il tedesco è costretto a saltare le ultime due gare. La Toyota non ci pensa due volte e dal Brasile decide di dare una chance a Kobayashi. A Interlagos è 11° in griglia e 9° in gara, dopo aver duellato anche con il campione del mondo Button. Ad Abu Dhabi Kamui fa ancora meglio, partendo 12° e arrivando 6°, con dei sorpassi che gli fanno guadagnare subito la palma di rookie dell’anno. Quando la Toyota decide di abbandonare la F1, Kobayashi riesce ad accasarsi alla Sauber per la stagione 2010.

IN CRESCENDO – Dopo le buone premesse nei test invernali, Kamui inizia la stagione con 4 ritiri che mettono in dubbio le potenzialità dimostrate nel 2009. Ma Valencia è la gara della svolta: dopo aver occupato anche la 3° posizione, Kobayashi porta a casa i primi punti stagionali. Nelle successive 4 gare entra nella zona punti 3 volte, a Monza non parte per dei problemi al cambio e a Singapore finisce contro le barriere dopo aver duellato a lungo con M. Schumacher. Nella gara di casa Kobayashi si esalta, compiendo una serie di sorpassi, tutti al tornantino, che entusiasmano il pubblico di casa. Sutil, Alguersuari (due volte), Heidfeld e Barrichello vengono passati con decisione (a volte troppa) dal pilota giapponese, che torna così a stupire e a dimostrare il suo vero potenziale.

GIAPPONESE GIUSTO? – Il primo pilota giapponese in F1 è Fushida nel 1975 e, grazie al debutto del GP di casa l’anno successivo, anche altri piloti giapponesi disputano qualche gara in F1. Nel finire degli anni 80′ Nakajima e Suzuki entrano in F1 con discreti risultati (Aguri Suzuki terminerà 3° il GP di casa 1990), ma il vero boom di piloti giapponesi arriva all’inizio degli anni 90′. Molti di essi sono piloti paganti, disputano poche gare e si mettendono in evidenza più per incidenti che per buone prestazioni. Negli anni 2000 Sato sale sul podio (GP Stati Uniti 2004), ma anche Takuma spesso si rende protagonista per uscite di pista. Ora la speranza del sol levante si chiama Kobayashi e, grazie alle qualità finora dimostrate, Kamui ha tutte le carte in regola per fare meglio dei propri connazionali.

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