Giochi di squadra legali, tornano le seconde guide?

Ordini di scuderia legalizzati. Come ben sapete è stato abrogato l’articolo 39.1 del regolamento sportivo internazionale. Finalmente bisognerebbe aggiungere. La Formula 1 è uno sport individuale e di squadra allo stesso tempo. I piloti corrono per un team e devono fare i conti con un compagno di box che difende in pista gli stessi colori, e di conseguenza gli stessi interessi “superiori”.

La norma che vietava i giochi di squadra era stata introdotta nel 2002 a seguito della figuraccia in mondovisione targata Todt-Schumacher-Barrichello (con quest’ultimo nel ruolo della vittima, non certo del carnefice.). Otto anni di violazioni ed elusioni più o meno esplicite hanno portato all’abolizione di questa regola, a conti fatti ipocrita e difficilmente applicabile.

In questi anni di giochi di squadra se ne sono visti  tanti; basti citare Massa e Raikkonen in Brasile nel 2007, Hamilton e Kovalainen in Germania nel 2008, ancora Massa e Raikkonen in Cina nel 2008. E questi sono solo pochi esempi non volendo tirare in ballo la nuova moda di inventarsi guasti al motore, ai freni o un improvviso anomalo consumo di benzina. Poi è arrivata la Ferrari che a luglio ha gettato via la maschera dell’ipocrisia a Hockenheim e ha reso sfrontatamente palese come fosse nelle “corde” di questo sport scegliere quale dei due piloti di una scuderia avvantaggiare nella corsa al titolo. E’ il diritto di un team.

Ora però di questo “diritto” potrebbero farne le spese tutte le seconde guide da oggi ancor meno tutelate che in passato. Diamo uno sguardo ai top team. In Ferrari le gerarchie sembrano chiarissime, a meno di clamorosi ribaltoni Massa potrebbe assumere ufficialmente lo status di seconda guida. La squadra è orientata tutta su Alonso, scelta più o meno condivisibile ma è così.

In McLaren quest’anno Button è arrivato in scia al caposquadra Hamilton standogli vicino tutta la stagione e “giocandosela” con Lewis; ma se la McLaren dovesse puntare fortemente al titolo la scelta, ci scommettiamo, ricadrebbe inevitabilmente sul talento anglocaraibico.

Anche per Webber si annuncia vita dura  in Red Bull. Il team austriaco è un caso a parte, dato che non ha agevolato l’australiano nemmeno quando era a un passo dal titolo. Seconda guida in pectore anche Mark

Insomma con buona pace dei vari gregari, più o meno di lusso che siano, questa svolta normativa è la vittoria del pragma e dei team manager che ora come veri e propri allenatori potranno far convergere tutti gli sforzi verso un solo driver senza dover inventare scusanti tecniche o astruse strategie. Basterà un ordine impartito via radio e potremo vedere scambi di posizione in un attimo, magari anche sul traguardo. Come a Zeltweg, corsi e ricorsi storici, dopotutto.

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