Sedili in F1: il peso della “valigia”

La tendenza che sta prendendo il mercato piloti in F1 nelle ultime stagioni merita una breve riflessione perchè c’è qualcosa che proprio non va, perchè è sempre più chiaro che a soffiare sia un vento di mediocrità e non una tempesta di talento, come a conti fatti dovrebbe essere.

L’essere e il dover essere, disquisizioni filosofiche ottocentesche, ciò che è e ciò che secondo un imperativo morale dovrebbe essere. La Formula 1 dovrebbe essere la categoria dove si confrontano i più grandi piloti del mondo; i più bravi e veloci, capaci di domare e portare al limite vetture da sogno.

Purtroppo invece in Formula 1 c’è troppo business, redditizio ma allo stesso tempo soffocante, asfissiante. E ci sono scuderie, le “piccole”, in alcuni casi non pronte per la categoria (leggasi nuovi team) in altri casi non al passo coi tempi che cambiano, scuderie gloriose e “storiche” ma  ferme nel tempo, legate ancora agli antichi fasti dei team privati (leggasi Williams). Nuovi team o vecchie glorie uniti dallo stesso problema: sopravvivere.

Ecco che allora il risulato sportivo, l’amore per i motori può passare in secondo piano, prima di tutto conta assicurarsi lo “sponsor”, meglio ingaggiare un pilota con una bel po’ di soldi in dotazione che uno talentuoso a cui dover consegnare ogni mese la busta paga.  E questa è la Formula 1 come si presenta oggi.

I Piloti con la valigia in F1 esistono da sempre, parliamo in ogni caso di professionisti del volante, certamente non sono automobilisti della domenica messi lì per caso. Semplicemente però non sono il top, non sono i migliori piloti possibili. Nella massima categoria automobilistica sarebbe semplicemente bello vedere 24 campioni darsi battaglia senza esclusione di colpi.

La crisi economica si è fatta sentire, i costi di gestione sono aumentati e i piloti “paganti” ormai da eccezione stanno diventando regola. Paradossalmente negli ultimi anni per le posizioni di vertice abbiamo assistito a un’infornata di grandi talenti; Hamilton, Vettel, Kubica, Rosberg, non considerando piloti del calibro di Alonso e Massa e Button maturi si ma non certo “attempati”. Eppure da metà schieramento in poi  negli ultimi due anni sembra che un sedile su due venga assegnato in base ai soldi sotto forma di sponsorizzazioni portati in dotazione alle squadre.

Se un team glorioso come la Renault, Lotus in fieri, è costretta a trascurare le occasioni del mercato e rinnovare il contratto a Petrov assicurandosi i munifici sponsor russi e se un team pluri iridato del calibro della Williams arriva a silurare un ventireenne in crescita esponenziale, Hulkenberg, per ingaggiare Maldonado, di anni 26, qualcosa davvero non va e stiamo parlando ancora di team con ambizioni importanti.

Scendendo più in basso la situazione si fa ancora più mesta. Di piloti meritevoli di correre in Formula 1 neanche l’ombra. Sutil (forse più di Liuzzi che ha un contratto per il 2011) richia il posto in Force India perchè la Mercedes ha imposto Di Resta; ma Paul, ragazzo indiavolato del Dtm forse è il male minore. Le ultime posizioni della massima categoria automobilistica sono occupate a turno da piloti non all’altezza; Chandok, Yamamoto, Di Grassi e nel 2011 addirittura  fa il suo ritorno a trentatrè anni Karthikeyan in Hrt. Non basta andare forte, ci vogliono i giusti appoggi economici. Vince la valigia, perde lo sport, si bruciano talenti su talenti.

Ecco allora che un giovane come Hulkenberg  bussa alla porta della Force India per un ruolo di terzo pilota mentre uno tra Sutil e Liuzzi rimarrà quasi sicuramente senza volante per il 2011. Tutto questo quando piloti cel “calbiro” di Karthikeyan sono sicuri di prendere il via al Gp del Bahrain. Tutto ciò un leggero fastidio lo potrà pur provocare, no?

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