La Ferrari punta tutto sulla Malesia

La Malesia diventa la terra dei sogni, Sepang il circuito del riscatto. Per il Cavallino una lunga settimana nella quale si mischiano timori e speranze. Innegabile è il timore di vedere confermato anche in gara due il divario con i primi, quel secondo e passa in qualifica dalla Red Bull che sembrerebbe incolmabile.

Ma c’è anche e soprattutto la speranza che la mesta prestazione di Albert Park sia solo stata frutto di una sfavorevole congiuntura; un circuito semicittadino con asfalto irregolare e una temperatura insolitamente bassa per vetture progettate per correre incollate a un asfalto di cinquanta gradi.
 
Il problema fondamentale della 150° Italia a Melbourne è stato la preoccupante mancanza di carico aerodinamico sull’anteriore. La poca aderenza ha impedito alle Pirelli di lavorare al meglio in qualifica e allo stesso tempo ha contribuito a sbilanciare l’intera aerodinamica della macchina; con una maggiore spinta dell’aria sul retrotreno la 150° è risultata sottosterzante e poco morbida  in inserimento curva, ma soprattutto si è letteralmente mangiata le gomme sulla distanza.

Dopo l’interlocutoria prestazione in terra australiana lo staff dirigenziale della Rossa è tornato in Europa, prima di ripartire per l’Oriente. Qualche pugno sul tavolo nelle stanze dei bottoni di Maranello potrebbe essere volato, stupisce il silenzio di un presidente come Montezemolo che come pochi sa “fare squadra”. Gli uomini alla guida della Rossa sono tutti sotto esame in questo 2011, ma ci vuole equilibrio nei giudizi e un briciolo di pazienza. Sarebbe un errore imperdonabile nonchè superficiale bollare come “persa”, dopo soltanto trecento chilometri, la stagione più lunga della storia.

Chi chiede a gran voce l’ingaggio di Newey (l’uomo del momento in F1, più star di molti piloti) dimentica forse che proprio il genialoide progettista inglese ha passato quasi una decade senza ingarrarne una. La Ferrari invece è la scuderia più costante, l’unica a giocarsi il titolo all’ultimo Gp quasi ogni anno. Anche dopo la partenza della triade “Todt-Brawn-Byrne”. Qualcosa, questo, vorrà pur significare.

Siamo curiosi di vedere la 150° in Malesia, magari di rivedere la monoposto intravista nei test invernali; non può essere stato tutto un bluff. Un circuito classico, con asfalto regolare e temperature nettamente più alte,  dovrebbe permettere alle gomme di andare subito in temperatura sul giro secco e alla vettura di esprimersi al meglio nei curvoni veloci; di essere bilanciata e quindi di utilizzare le mescole in modo ottimale sulla distanza.

Domenicali e Alonso hanno detto di non drammatizzare il risultato australiano,  tra l’altro la Ferrari non ha la possibilità di sviluppare adesso nuove soluzioni. Gli sviluppi sono previsti per l’inizio della stagione europea. Il dt Costa ha chiesto una certa aggressività nel lavoro, perchè bisogna recuperare il gap ma in queste prime gare si può fare ben poco.

Non si può ad esempio giocare con la zavorra per appesantire l’anteriore, le norme in materia di pesi quest’anno sono particolarmente stringenti. Il carico o c’è oppure non c’è; la Rossa è legata a doppio filo alle proprie simulazioni e ai dati raccolti in galleria del vento. La parola d’ordine per ora è fiducia. Lo stesso Massa ha dichiarato che “dai dati raccolti la nostra è la migliore vettura possibile”.

Se lo scenario fosse quello auspicato da Maranello, con la colpa di un week end grigio attribuibile soltanto all’atipicità di Melbourne, allora tra sette giorni la Ferrari potrà tirare un vero sospiro di sollievo, facendo esplodere tutto il suo potenziale. Se la 150° invece si confermerà  quella  dell’ Albert Park, anche su un circuito completamente diverso, la situazione, allora sì, diventerebbe preoccupante.  Soprattutto con una Red Bull che, montando il Kers, potrebbe fare un ulteriore passo avanti.  Dai Ferrari, fuori i secondi

 

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