“Si va che è un incanto… Pirelli”!

“Si va che è un incanto…Pirelli, storie di gare, piloti, sfide e successi”, si intitola così la mostra organizzata dal colosso milanese in occasione del Gran Premio d’Italia, nei locali della Fondazione Pirelli di Viale Sarca, visibile dal 9 al 14 settembre. L’incanto è quello di un lignaggio aristoratico, un blasone cresciuto con le corse automobilistiche e motociclistiche, negli anni. Una tradizione che oggi si rinnova con l’impegno di Pirelli in Formula 1. L’occasione di mostrare al pubblico il proprio archivio di foto, immagini, manifesti, documenti, cimeli e memorabilia è data dal Gran Premio d’Italia, che si corre domenica a pochi chilometri, nell’Autodromo di Monza. Una gara di casa quindi per Pirelli, che ci tiene a guardare al futuro della propria mission aziendale e del proprio impegno in F1. Innovazione nella tradizione quindi: ci sembra di intepretare così la filosofia del gommista italiano, che tiene la barra dritta sullo sviluppo dei propri prodotti per il motorsport, e per la Formula 1 in particolare, ma che non dimentica la strada fatta, letteralmente, sin dal primo impegno nelle corse: nel 1904 fornì l’Ercole alla Isotta Fraschini. A fare gli onori di casa il Presidente, Marco Tronchetti Provera ed il Direttore Motorsport Pirelli, Paul Hembery. Li abbiamo intervistati entrambi: entusiasta il primo dell’impegno Pirelli in Formula 1; sicuro del fatto suo il secondo sulla missione “compiuta” fino a questo punto del Campionato 2011 di F1, e su quella da mettere in cantiere nel prossimo futuro.

“Noi crediamo profondamente nel nostro impegno in Formula 1 e i risultati ci stanno dando ragione -ci ha detto il Presidente, Tronchetti Provera-, lo spettacolo, i sorpassi, il feedback dalle squadre: tutto ci fa capire che stiamo andando nella giusta direzione”. Si è anche sbilanciato sulle sperimentazioni in cantiere. Rispondendo a una nostra domanda specifica ci ha confermato dell’impegno di Pirelli nella ricerca che porterà ad utilizzare, per le corse e per la strada, nuovi chip all’avanguardia per la raccolta delle informazioni che abitualmente uno pneumatico “legge” nel suo contatto con l’asfalto.

Un evento organizzato con maniacale cura dei dettagli quello di oggi alla Fondazione Pirelli. Scendendo nello specifico del materiale esposto, la mostra si snoda in sette tappe, ognuna in corrispondenza dei tratti più famosi dell’autodromo brianzolo. Protagoniste le foto di vetture mitiche come l’Alfa P2, la Ferrari 375 o la Brabham BMW degli anni ‘80, o di piloti come Nuvolari, Ascari, Fangio, o Piquet. Una storia che parla di centinaia di vittorie, in tutte le competizioni più prestigiose: dalla Formula Uno degli anni ‘50 e ‘80 ai Rally, dalla 24 ore di Le Mans a quella del Nurburgring, passando per tutti i campionati su pista e su strada delle derivate di serie. Ma nel bianco e nero che circonda il visitatore, e che si staglia sul rosso e giallo del logotipo Pirelli, si racconta anche di costume, spettacolo, campagne pubblicitarie, cinema. Ci sono infatti anche scatti rubati alla settima arte: Amedeo Nazzari che studia la battuta con Fangio prima del ciak del film “L’ultimo incontro”, girato a Monza nel 1950, e Marisa Allasio, che ispeziona uno pneumatico truck Pirelli al rally del Cinema del 1957.

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