Hamilton King in Abu Dhabi. Lewis è in estasi!

Era destino: Hamilton doveva essere e Hamilton è stato. Lewis porta a casa una splendida vittoria, colta con costanza e opportunismo, sfrecciando fra quei grappoli di luce che illuminavano, qui ad Abu Dhabi, il circuito di Yas Marina, che pareva essere l’ennesima passerella per l’asso piglia tutto, Sebastian Vettel. Invece stavolta la sorte ha voltato le spalle al già Campione del Mondo, che ha forato dopo le prime curve, servendo il primo posto su un piatto d’argendo all’anglo-caraibico, veloce per tutto il week end, anche più del tedesco: suo il record assoluto della pista, segnato in occasione della Q2 in Qualifica. Secondo quel maghetto di Alonso, che riesce sempre a tirar fuori dal cappello ormai sgaulcito della Ferrari, delle ottime prestazioni; terzo il sempiterno Button; quarto Webber (fosse per lui la Red Bull sarebbe stata solo raramente da podio).

Vettel parte a razzo e dà già diversi metri ad Hamilton: poi una maledetta foratura per l’iridato. Qui è ancora giallo: si parla di pressione insufficiente a far passare la RB7 indenne dal contatto troppo virulento col cordolo esterno. Seb è fuori, via libera per Hamilton. Lo tallona Alonso, per tutta la gara, ma il ferrarista non si rende mai veramente pericoloso. Al 20esimo giro lo spagnolo tiene comunque ancora il passo dell’alfiere McLaren, con un distacco di 3 secondi e mezzo, mentre Button accusa un ritardo di 13 secondi e 2 dall’asturiano. La svolta potrebbe arrivare al 44esimo giro. Alonso ritarda il secondo pit stop su Hamilton, racimolando circa 20 secondi di vantaggio sull’anglo-caraibico. Tutti col fiato sospeso all’uscita dal box di Nando. Ma Lewis ce la fa a restare davanti. Inoltre la superiorità della McLaren la si vede già nel confronto fra i due al primissimo giro dopo il pit. Hamilton è già 1 secondo più veloce di Alonso. La Ferrari conferma la difficoltà di mandare rapidamente in temperatura gli pneumatici.

Se Lewis quindi si confronta a distanza col suo diretto avversario (Alonso), Jenson lo fa invece gomito a gomito. Le schermaglie fra Somerset Boy e Webber hanno infiammato a più riprese il GP arabo. Alla fine però l’ha spuntata la proverbiale consistenza dell’inglese. L’australiano si è inoltre impantanato in una strana strategia che lo ha costretto a cambiare gomme all’ultimo giro per rispettare il regolamento e montare anche le medium prima della fine. Jenson ha inoltre accusato seri problemi con il kers, a più riprese durante il grand prix, non potendolo sfruttare per lunghi tratti. Come ha confermato lo stesso pilota non si è trattato solo di avere un deficit di potenza quando serviva, ma anche di un comportanto anomalo e poco prevedibile in frenata e quindi in fase di staccata e rilascio. Quindi il terzo posto è d’oro per il secondo pilota in Classifica Generale.

Raggiante Hamilton che a fine gara ha ammesso: “E’ stata una delle corse più belle che io abbia mai fatto. Sono riuscito a dare il massimo per tutta la gara, cosa non facile in un circuito lungo come questo. Ho controllato bene gli pneumatici dall’inizio alla fine. Mi sento in estasi“.

Infine una considerazione. I rapporti di forza tra le scuderie sono ormai ben consolidati e si confermano di gara in gara. La Red Bull rimane davanti a tutti, la McLaren chiude il 2011 quasi a pari merito con i tori volanti, la Ferrari rimane dietro. Ma la gara di oggi ci ha ricordato come, a prescindere dai suddetti stati di forma delle scuderie, siano poi i campioni che vi militano a scriverne le sorti e a sancirne successi o sconfitte. Nel giorno senza Vettel la Red Bull appare un normalissimo team che annaspa e che si deve accontentare delle posizioni di rincalzo, azzardando strategie balzane. La Ferrari, ormai comprimaria, viene portata in alto dal solo Alonso, che regala piazzamenti impensabili, visto l’effettivo valore della monoposto 2011 ed il ritardo di sviluppo rispetto alle rispettive concorrenti. La McLaren deve il suo colpo di coda in questo finale di campionato alla costanza di un pilota sempre comunque ai vertici (Button), anche quando gli gira male, e di un altro (Hamilton) che quando fa funzionare la testa oltre che il piede è capace di vincere e convincere. Oggi la F1 ci ha detto che, oltre alle macchine, gli uomini valgono ancora… e tanto!

 

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