Gp degli USA, domina il tedesco dagli occhi di ghiaccio

Sul Circuit of the Americas, imprevedibile è solo il comportamento delle Pirelli. Sebastian Vettel infila l’ottava vittoria consecutiva: il tedesco continua a cavalcare in solitaria verso il record di 13 vittorie stagionali di Michael Schumacher. Onore a Romain Grosjean: il francese non può nulla contro il ritmo di Vettel, ma con caparbietà riesce ad avere la meglio sull’altro toro, Mark Webber, beffato in partenza.

vettel-marko

Sebastian Vettel 10, d’ufficio. “L’unico che ti può battere, oggi, è te stesso”, gli dicono dal box. Dominio al venerdì, pole al sabato, vittoria in solitaria la domenica, donuts. Lo schema è ormai consolidato. Ah no. Perché, nel giorno dell’ottava cavalcata trionfale consecutiva – il dodicesimo successo stagionale- l’implacabile tedesco si porta a casa l’hat trick, facendo segnare sul finale anche un giro veloce da paura: 1:39.856. Giusto per far capire a Romain Grosjean che aria sarebbe tirata se si fosse avvicinato troppo. Sebastian sul traguardo regala un team radio struggente: “Non dimentichiamo questi giorni. Non c’è garanzia che dureranno per sempre. Godiamocela finché dura. Vi voglio bene”. Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c’è certezza. Sebastian il MAGNIFICO

Romain Grosjean 10 e lode. Non vi fate ingannare dal sorriso bonaccione che continua a sfoderare davanti alle telecamere: il (non più) secondo pilota della Lotus è diventato un caimano. Costruisce metà del suo risultato al sabato, piazzandosi dietro le due Red Bull. In partenza scatta bene e si lancia all’assalto della diligenza: ma l’obiettivo è troppo ambizioso. Gentile come sempre con gli pneumatici, Romain difende il suo argento dal ritorno di Mark Webber con quel sano agonismo di cui sembra difettare l’australiano. 75 punti in cinque gare, alla Lotus ne mancano 18 per abbordare la Ferrari al terzo posto in classifica costruttori. FRANCESINO A CHI?!?

Mark Webber 6
Se Vettel non lo avesse gabbato all’ultimo secondo in qualifica, se fosse riuscito a scattar bene allo start, se la vettura non avesse ricominciato a comportarsi come un vecchio ronzino (ieri è stata la volta di “preoccupanti vibrazioni ai freni”), l’australiano avrebbe potuto dire la sua sul Circuit of the Americas. Ma troppi “se” diventano un inutile alibi quando vuoi dimostrare di poter reggere le prestazioni del tuo scomodo coinquilino. La gara di Webber si decide alla prima curva: il lato sporco non aiuta l’australiano, che si vede sfilare da Grosjean e da Hamilton. Da allora in poi è rincorsa. IN AFFANNO

Lewis Hamilton 6,5 E’ ancora l’ombra del cacciatore di taglie che conosciamo, quello che punta con freddezza l’avversario e lo infila nel punto più imprevedibile della pista con precisione millimetrica. Ma, nel fine settimana in cui le Pirelli “sono le peggiori portate qui da inizio stagione” – parole sue- Lewis supera il nervosismo della prima parte di gara: si porta a casa un risultato migliore delle aspettative, che consente alla Mercedes di allungare in classifica sulla Ferrari. UNA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

Fernando Alonso 9 Se gli uomini in Rosso non vedono l’ora che appaia la scritta GAME OVER per mettere fine allo strazio di questo finale di stagione 2013, il Nando Nazionale, messa in soffitta la polemica facile, è tornato a fare quello per cui la gente lo ama: il trascinatore. Della squadra, della marea rossa, di una F138 che da Cavallino Rampante sembra trasformatasi in un mulo testardo. Alonso parte male dal lato sporco, ma niente paura. Lo spagnolo gestisce in maniera certosina le sue White Medium e, al ritorno in pista dal pit stop, suona la carica: spietato il doppio sorpasso ai danni delle Sauber alla curva 1, l’asturiano quasi quasi fa prendere un coccolone a Lewis Hamilton, prima che le gomme lo piantino. SENZA MACCHIA

Nico Hulkenberg 9 Con il sesto posto di ieri, il tedesco della definitivamente ritrovata Sauber non fa che confermare quanto già sapevamo: il ragazzo ha tanta stoffa e tanta costanza. Vola in qualifica, sguscia in mezzo ai giganti in gara, fa la voce grossa sul finale andando a caccia di Alonso all’ultimo giro. Eppure continua a non avere un sedile per il 2014. Il probabile scippo del posto in Lotus da parte di Maldonado dovrebbe rientrare tra i crimini sportivi. GUERRIERO

Sergio Perez 8,5 In quello che a conti fatti è quasi come il suo Gran Premio di casa, il messicano vuole dimostrare alla McLaren quanto sia stato ingeneroso dargli il benservito nell’annata in cui la macchina si è rivelata una caffettiera. Ci riesce perfettamente: “Checo” ottiene un gran settimo posto in qualifica, supera in partenza Fernando Alonso e tiene finché le Pirelli non lo mollano. “De core” il duello tutto messicano con Esteban Gutierrez. Arriva settimo anche sul traguardo. “Ad essere onesto, mi aspettavo qualcosa in più”, afferma a fine gara CANTO DEL CIGNO

Vallteri Bottas 8 Alla fine arrivano quei punti tanto anelati. Su una Williams che ritrova se stessa tornando all’antico (magari a pensarci prima…), il finlandese, fresco di riconferma, fa tutto bene nel weekend statunitense: concreta la qualifica, solidissima la gara. E i commenti al curaro di Pastor Maldonado? Non ti curar di lui, ma SFRECCIA E PASSA

Nico Rosberg 5,5 Il suo campionato continua a seguire un’andatura sinusoidale. Non passare in qualifica la Q2 è una brutta botta, ma il tedesco poliglotta regge il colpo in gara: con qualche sorpasso ai margini della P10, si porta a casa dei punticini importanti in ottica costruttori. UOMO SQUADRA

Jenson Button 6,5 Riesce nell’impresa di chiudere in positivo un weekend nero, dove si qualifica male, subisce una penalità discutibile e si vede costretto ad annaspare nelle retrovie. La seconda sosta di Felipe Massa gli fa un gradito favore, ma è nel finale, quando mette da parte il suo proverbiale aplomb e fa uscire l’anima inglese del conquistatore, che Button sbarca la giornata: supera con cattiveria Ricciardo e si prende un punticino. INEFFABILE, as usual

Daniel Ricciardo 6 Il sorriso più veloce del West ce la mette tutta, ma proprio tutta, per andare a punti: cerca di tenersi stretta la decima posizione come se ne andasse della sua vita, ma contro Mercedes, Force India e McLaren, la sua piccola Toro Rosso nulla può. CAPARBIO

Felipe Massa 4 Il brasiliano tenta per tutto il weekend di comprendere il comportamento della sua F138 sul Circuit of the Americas. Ma il grip è una chimera e ci si mette pure la sfortuna: Maldonado lo tampona nelle concitate fasi iniziali. Felipe annaspa nella giungla di centro classifica, non riesce a gestire il decadimento delle gomme, non entra mai in gara. La scelta di richiamarlo ai box per una seconda sosta, nella speranza che le gomme più morbide riescano a fargli trovare il ritmo, si rivela un non-sense. INTERLAGOS, ARRIVO

Esteban Gutierrez 7, per la buona volontà. Esteban è quella carta pazza che speri metta un po’ di pepe a una gara sonnacchiosa. Parte 20esimo in griglia per un’ingenuità in qualifica; deve rientrare ai box nelle prime battute di gara per un contatto; con uno stint anticipatissimo su Orange Hard comincia a inanellare sorpassi, risalendo fino alla settima posizione. Sui copertoni torna ai box per la seconda sosta e ripiomba a metà classifica. Sul finale sembra avercene per mangiarsi le due Toro Rosso: ma, proprio all’ultimo giro, arriva l’ingenuità, con Vergne che gli chiude la porta in faccia senza complimenti, facendolo andare in testacoda. ALL’ARREMBAGGIO

Heikki Kovalainen 5 Lupo al venerdì, agnellino alla domenica. Il finlandese non corre da un pezzo e si vede: finché si gira contro il tempo, no problem; ma nel momento del corpo a corpo, Kovalainen sembra paralizzato dal terrore. Con mezza Italia a gufare contro di lui, ci si mette pure un problema all’ala anteriore e al KERS a farlo piombare nelle retrovie. TERZO PILOTA

Paul Di Resta 5 La sua Force India doveva spaccare il mondo in queste ultime due gare. Invece soffre nel gestire le gomme, tanto da costringerlo a fare una seconda tappa ai box proprio a un passo dal traguardo. PECCATO

Jean Eric Vergne 4 Per l’intera gara va al traino del suo compagno di squadra, che sembra decisamente averne di più, finché non decide di rovinare la bella prestazione di Esteban Gutierrez a 3 curve dalla bandiera a scacchi: i giudici gli danno 20 secondi di penalità. CARATTERE, questo grande sconosciuto.

Pastor Maldonado 1 Già essere pilota pagante, per di più pretenzioso, riesce a mettere in ombra tutte le sue qualità (che per carità, in passato ha dimostrato di avere). Nel weekend texano, il pilota venezuelano riesce a toccare il fondo, e a scavare a due mani per scendere ancora più in basso: dopo le qualifiche lancia accuse infamanti contro la sua Williams; in gara riesce a schiantarsi contro chiunque: Massa, Button, Sutil. Chiude ignominiosamente diciassettesimo, cosa che non dispiace a nessuno. E pensare che potrebbe fregare il sedile in Lotus a Nico Hulkenberg, PER QUALCHE DOLLARO IN PIÙ

Pirelli 5 La scelta conservativa di portare le Orange Hard e le White Medium ha garantito l’affidabilità questo weekend. Ma l’interpretazione della resa delle gomme, che cambiava al minimo mutamento delle condizioni atmosferiche, ha condizionato troppo il Gran Premio degli States. Piace sempre meno, questa FORMULA GOMME

Gp degli USA 5,5 In Texas è andata in scena una versione oltre-oceano di Montecarlo, con le cheerleader a prendere il posto delle ereditiere sugli yacht e i cappelloni da cow-boy a sostituire gli outfit da migliaia di euro: pari il contorno di star e starlette; pari l’entusiasmo pre-gara; pari la noia, in gara. Colpa della strategia su una sola sosta.. ma, con un campionato morto, il TRENINO no, non ce lo meritavamo.

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