Pirelli, si tirano le prime somme di un ritorno positivo

Il compito della Pirelli in Formula Uno è stato chiaro fin da subito: più sorpassi, più spettacolo e più emozioni. Team, organizzatori e FIA hanno dato al gommista italiano un compitino niente male per rianimare una categoria che stava diventando troppo soporifera.  L’obiettivo è stato centrato e già dalle prime corse del 2011 abbiamo assistito a gare movimentate. Ovviamente, il primo contatto è stato un po’ caotico ed in certe occasioni si è andati anche ben oltre il limite con l’usura degli pneumatici, specie quando i team hanno voluto forzare i limiti di camber consigliati, come è accaduto nelle ultime settimane.

Poco prima del GP d’Italia a Monza, abbiamo incontrato i vertici di Pirelli per l’inaugurazione della mostra Si va che è un incanto…, occasione per tracciare il punto della situazione a conclusione della stagione europea di F1. Maurizio Baiocchi, direttore della Ricerca e Sviluppo di Pirelli, ha ammesso: “La F1 è stata per noi una sfida nella sfida. Sarebbe stato molto più facile produrre gomme che durassero un intero GP, come avevamo già fatto per la GP3. Ma ci è stato chiesto di fare delle gomme che non durassero più di trenta giri in linea teorica, perché anche arrivare a poco più con stint più lunghi e fare effettuare un solo pitstop, si sarebbe tradotto come mancare l’obiettivo”.

Pirelli ha dovuto concentrare tutti i suoi sforzi per realizzare in poco tempo un pneumatico competitivo e che rispondesse alle esigenze della F1. La sfida è iniziata nel quartier generale di Milano-Bicocca, dove circa 150 ricercatori sono dedicati esclusivamente alla F1. Il punto di partenza sono i laboratori fisici e chimici dove, grazie all’uso di apparecchiature all’avanguardia, si provano reazioni di ogni mescola e si realizzano modelli matematici che simulano le possibili condizioni di impiego.

La produzione avviene invece in Turchia, nello stabilimento di Izmit, dove i modelli virtuali diventano realtà, grazie al lavoro di 200 persone tra operai, tecnici ed ingegneri. Da lì sono nate le prime gomme da testare, poi riportare al centro di sperimentazione di Milano-Bicocca. Qui gli pneumatici sono sottoposti a grande stress: carichi verticali superiori a 1.000 Kg, accelerazione longitudinali di 5G, temperature del battistrada superiori a 150° e impatti sul cordolo a 260 Km/h. Solo le gomme che superano indenni queste prove molto selettive possono poi arrivare ai test in pista.

“Almeno due pitstop, questo ci era stato chiesto” ha spiegato alla stampa il Presidente di Pirelli, Marco Tronchetti Provera. “Tutto questo ha prodotto più spettacolo e soprattutto più spettatori, che era lo scopo del nostro ingresso in Formula 1, aiutandola a far tornare in voga le emozioni”.

Anche secondo il responsabile Motorsport, Paul Hembery, Pirelli può vantare un bilancio positivo da questo ingresso in Formula 1: “Il nostro approccio è stato quello di mettere le gomme in evidenza, rendendolo un elemento di strategia importante, creando molto interesse intorno al nostro marchio. Per noi il bilancio è molto positivo e quello che abbiamo fatto è ben apprezzato dal pubblico e lo dimostra anche come l’audience televisivo sta crescendo in tutto il mondo”.

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